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sábado, junio 13, 2009

Horacio Flores Vargas Sch. P. (C. Marinucci, 2008)

P. Claudio Marinucci, escolapio

P. Diego Bernal mi ha chiesto una piccola testimonianza su P. Horacio Flores Vargas con il quale ho condiviso alcuni anni nella comunità scolopica di San Francesco a Monte Mario. Non ricordo bene le date e gli anni e avrei parecchie difficoltà a cercare nell’archivio della ex-Provincia Romana (adesso unificata con le altre nella Provincia italiana dei PP. Scolopi) dove sono depositate le relazioni che ho scritto e che riguardavano P. Horacio. Pur vivendo in una comunità dedita al servizio parrocchiale avevamo un piccolo gruppo di chierici (juniores) scolopi che si preparavano alla Professione Solenne e al sacerdozio. P. J. A. García Nuño chiese al Provinciale Romano di allora se poteva far venire a Roma un giovane del Nicaragua perché potesse studiare teologia. Avendo alcuni chierici di Roma e un polacco la risposta fu affermativa. Horacio iniziò gli studi alla Gregoriana e cominciò ad ambientarsi con grande entusiasmo.

Nella vita quotidiana era molto disponibile e affabile. Molto partecipe nella vita comunitaria. Era molto benvoluto da tutti. Amava non solo la comunità ma anche il nostro Ordine. Da noi si è sentito a casa come scolopio anche se soffriva di una grande nostalgia del Nicaragua. All’inizio parlavamo più spagnolo che italiano. Sebbene il mio spagnolo fosse molto carente gli dava sicurezza nell’affrontare lo studio di una lingua e l’impatto con una cultura diversa. Imparò facilmente l’italiano e cercava di parlarlo nel modo più corretto possibile. Cercava anche di informarsi di approfondire la cultura italiana e di Roma, ma soprattutto era interessato a valorizzare l’opportunità di stare a Roma non solo dal punta di vista teologico, ma anche pastorale.

Nello studio era rigoroso, molto impegnato e ottenne buoni risultati.

Nella pastorale della parrocchia riuscì ad inserirsi bene e aiutava nella pastorale giovanile.

Nei limiti del possibile partecipava a conferenze e manifestazioni culturali di vario genere.

Fisicamente stava bene , ma soffriva di un tremendo mal di testa ciclico. Rimaneva due giorni a letto senza mangiare e senza muoversi. Questo malessere è rimasto sempre inspiegabile. Superata la crisi tornava alla sua vita normale.

Per quanto riguarda il Nicaragua vorrei riportarvi alcune impressioni e ricordi particolari. Manifestava con orgoglio, ma con grande rispetto per le altre culture, le proprie origini. Molte cose di lui e di voi le ho comprese alla feste della Purissima, credo del 1980, presso l’Ambasciata del Nicaragua a Roma. “Quien es causa de nuestra alegría?...”. Fu un momento di grande gioia e di ritorno in patria per lui , mentre per me fu un momento di grande scoperta e la chiave di lettura di tutta l’esperienza di Horacio nella campagna di alfabetizzazione. Quest’esperienza ha segnato tutta l vita di Horacio. Ne parlava di continuo e confrontava tutto quello che incontrava con essa. Sempre in chiave positiva. L’opzione fondamentale per i poveri della sua vita è passata attraverso la formazione calasanziana e la campagna di alfabetizzazione. Su queste due esperienze ha basato la sua vita.

Così lo ricordo fino alla notizia della sua morte accidentale.

Concludo incoraggiando l’iniziativa di istituire una borsa di studio in sua memoria anche perché da diversi anni con il Setem-Italia sono impegnato nel sostenere alcune borse di studio di studenti di Río Blanco tramite le Suore Alcantarine. Credo che sia il modo migliore per promuovere le nuove generazioni del Nicaragua.

Mi scuso per il ritardo, ma anche qui ho imparato qualcosa da Horacio: avere ritmi latino-americani … più lenti di quelli europei, ma, sotto tanti aspetti, più efficaci, più riflessivi, più attenti alle persone e ai bisogno veri delle persone che ci sono vicine e lontane.

P. Claudio Marinucci Sch. P.

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